Phyllida Barlow

Phyllida Barlow è nata a Newcastle upon Tyne, in Inghilterra, nel 1944. Ha studiato al Chelsea College of Art di Londra dal 1960 al 1963 e alla Slade School of Fine Art di Londra dal 1963 al 1966. Ispirate dall’ambiente urbano, le sculture di Barlow combinano materiali non convenzionali come cartone, compensato, gesso e cemento con vernici e tessuti dai colori vivaci. Le sue forme inventate sono create attraverso processi stratificati di accumulo, rimozione e giustapposizione, gesti che Barlow descrive come “più funzionali che artistici”. Le opere massicce che ne derivano sfidano l’esperienza dello spazio fisico da parte dello spettatore, estendendo i limiti della massa, del volume e dell’altezza mentre svettano, bloccano e interrompono lo spazio. Tuttavia, queste opere rimangono decisamente antimonumentali; l’artista lascia cuciture esposte e non finite, rivelando i mezzi di realizzazione delle opere e giocando con le tensioni tra durezza e morbidezza, tra l’imperioso e il comico, tra il pittorico e lo scultoreo.

Influenzata dalle mostre della New Generation Sculpture alla Whitechapel Gallery di Londra all’inizio degli anni Sessanta, Barlow ha iniziato a sperimentare il potenziale scultoreo di materiali non associati alla scultura tradizionale, come la fibra di vetro, la resina, il tessuto e la pittura. Prima di ricevere mostre in importanti musei e gallerie, Barlow ha utilizzato spazi pubblici e temporanei per esporre le sue opere, sviluppando la sua esplorazione dello spazio fisico e sfidando le nozioni convenzionali di dove la scultura possa esistere. Per quarant’anni, Barlow ha lavorato anche come insegnante, promuovendo alcuni dei più illustri artisti britannici. Dal 2009 si è dedicata esclusivamente alla sua pratica artistica e ha esposto ampiamente le sue opere nel Regno Unito e a livello internazionale.

Phyllida Barlow è nata a Newcastle upon Tyne, in Inghilterra, nel 1944. Ha studiato al Chelsea College of Art di Londra dal 1960 al 1963 e alla Slade School of Fine Art di Londra dal 1963 al 1966. Ispirate dall’ambiente urbano, le sculture di Barlow combinano materiali non convenzionali come cartone, compensato, gesso e cemento con vernici e tessuti dai colori vivaci. Le sue forme inventate sono create attraverso processi stratificati di accumulo, rimozione e giustapposizione, gesti che Barlow descrive come “più funzionali che artistici”. Le opere massicce che ne derivano sfidano l’esperienza dello spazio fisico da parte dello spettatore, estendendo i limiti della massa, del volume e dell’altezza mentre svettano, bloccano e interrompono lo spazio. Tuttavia, queste opere rimangono decisamente antimonumentali; l’artista lascia cuciture esposte e non finite, rivelando i mezzi di realizzazione delle opere e giocando con le tensioni tra durezza e morbidezza, tra l’imperioso e il comico, tra il pittorico e lo scultoreo.

Influenzata dalle mostre della New Generation Sculpture alla Whitechapel Gallery di Londra all’inizio degli anni Sessanta, Barlow ha iniziato a sperimentare il potenziale scultoreo di materiali non associati alla scultura tradizionale, come la fibra di vetro, la resina, il tessuto e la pittura. Prima di ricevere mostre in importanti musei e gallerie, Barlow ha utilizzato spazi pubblici e temporanei per esporre le sue opere, sviluppando la sua esplorazione dello spazio fisico e sfidando le nozioni convenzionali di dove la scultura possa esistere. Per quarant’anni, Barlow ha lavorato anche come insegnante, promuovendo alcuni dei più illustri artisti britannici. Dal 2009 si è dedicata esclusivamente alla sua pratica artistica e ha esposto ampiamente le sue opere nel Regno Unito e a livello internazionale.