Imi Knoebel

Nato come Klaus Wolf Knoebel a Dessau nel 1940, frequenta la Werkkunstschule di Darmstadt nel 1962, iscrivendosi a un corso tenuto dai professori Johannes Itten e László Moholy-Nagy. Lì incontra il compagno di studi Rainer Griese, anch’egli innamorato dell’opera di Malevich, e la coppia diventa nota come Imi & Imi, versione abbreviata di “Ich mit Ihm” (“Io con lui”). Convinsero Joseph Beuys ad accettarli come studenti alla Kunstakademie di Düsseldorf e Beuys diede loro le chiavi dell’aula 19, uno studio adiacente alla sua leggendaria classe nell’aula 20. È in questo spazio che Knoebel realizza la sua prima opera fondamentale, Raum 19 (1968), una struttura modulare composta da forme geometriche in masonite non verniciata, un materiale industriale senza pretese che ha utilizzato per tutta la sua carriera.

A partire dagli anni Novanta, Knoebel ha utilizzato sempre più spesso l’alluminio sagomato come fondo per i suoi dipinti, creando campi di colore geometrici definiti dal rapporto tra i pigmenti e i loro confini. L’uso di un fondo sagomato ricorda visivamente le opere minimaliste di artisti americani come Frank Stella ed Ellsworth Kelly, anche se Knoebel conserva tracce della mano dell’artista nelle sue pennellate gestuali.
L’arte decisamente astratta di Imi Knoebel indaga i fondamenti della pittura e della scultura attraverso l’esplorazione di forma, colore e materia. Il suo obiettivo è scoprire gli elementi materiali di base dell’arte, che individua nelle semplici interazioni tra gli esseri umani e le condizioni essenziali del nostro mondo. Rimane fedele alla tradizione dell’arte non rappresentativa, seguendo le orme di artisti come Kazimir Malevich o Piet Mondrian. L’artista cita la scoperta del Quadrato nero di Malevich (1915) come un momento di svolta che ha liberato la sua concezione della pittura, dandogli “la sensazione travolgente di poter iniziare da zero”. Ha sviluppato un approccio sperimentale e un modo di lavorare seriale, caratterizzato da un uso aptico del colore, da un vocabolario geometrico di forme e dalla semplicità dei materiali.

Nato come Klaus Wolf Knoebel a Dessau nel 1940, frequenta la Werkkunstschule di Darmstadt nel 1962, iscrivendosi a un corso tenuto dai professori Johannes Itten e László Moholy-Nagy. Lì incontra il compagno di studi Rainer Griese, anch’egli innamorato dell’opera di Malevich, e la coppia diventa nota come Imi & Imi, versione abbreviata di “Ich mit Ihm” (“Io con lui”). Convinsero Joseph Beuys ad accettarli come studenti alla Kunstakademie di Düsseldorf e Beuys diede loro le chiavi dell’aula 19, uno studio adiacente alla sua leggendaria classe nell’aula 20. È in questo spazio che Knoebel realizza la sua prima opera fondamentale, Raum 19 (1968), una struttura modulare composta da forme geometriche in masonite non verniciata, un materiale industriale senza pretese che ha utilizzato per tutta la sua carriera.

A partire dagli anni Novanta, Knoebel ha utilizzato sempre più spesso l’alluminio sagomato come fondo per i suoi dipinti, creando campi di colore geometrici definiti dal rapporto tra i pigmenti e i loro confini. L’uso di un fondo sagomato ricorda visivamente le opere minimaliste di artisti americani come Frank Stella ed Ellsworth Kelly, anche se Knoebel conserva tracce della mano dell’artista nelle sue pennellate gestuali.
L’arte decisamente astratta di Imi Knoebel indaga i fondamenti della pittura e della scultura attraverso l’esplorazione di forma, colore e materia. Il suo obiettivo è scoprire gli elementi materiali di base dell’arte, che individua nelle semplici interazioni tra gli esseri umani e le condizioni essenziali del nostro mondo. Rimane fedele alla tradizione dell’arte non rappresentativa, seguendo le orme di artisti come Kazimir Malevich o Piet Mondrian. L’artista cita la scoperta del Quadrato nero di Malevich (1915) come un momento di svolta che ha liberato la sua concezione della pittura, dandogli “la sensazione travolgente di poter iniziare da zero”. Ha sviluppato un approccio sperimentale e un modo di lavorare seriale, caratterizzato da un uso aptico del colore, da un vocabolario geometrico di forme e dalla semplicità dei materiali.