Alighiero Boetti

Nato a Torino nel 1940, dapprima gravitando attorno all’Arte Povera, se ne discostò ben presto portando avanti una ricerca artistica del tutto personale. Fin da subito il suo interesse ricadde sulle strutture dualistiche e sulla comprensione della temporalità: le sue opere infatti prevedevano tecniche lunghe e laboriose (come i lavori a biro o quelli ricamati) e proprio la dimensione temporale imposta dalla realizzazione fisica divenne una delle componenti dell’opera stessa. Dal 1971 Boetti intraprese numerosi viaggi in Afghanistan dove faceva realizzare i suoi famosi arazzi da un gruppo di ricamatrici locali; egli amerà così tanto la piccola bottega delle artigiane afgane da considerarla quasi un suo secondo studio, fino al 1979, anno dell’invasione delle truppe sovietiche.
Un altro prolifico tema fu la serie di lavori realizzati a biro: anche qui l’artista, ricoprendo la posizione di regista e pensatore, diresse una squadra di giovani studenti che realizzarono su fogli di grandi dimensioni le opere ricoperte di infiniti segni di inchiostro dove dall’apparente caos, dopo un’attenta analisi, compaiono simboli e segni da decodificare. Una volta inteso il meccanismo simbolico l’opera diventa comprensibile e il disordine diventa precisissimo ordine.
La presenza costante del dualismo di concetti ebbe una chiara manifestazione dal 1968 quando l’artista cominciò a firmarsi “Alighiero e Boetti” e continuò ancora nel 1977 con la realizzazione dell’opera “Gemelli” dove l’artista stesso si autoritrasse sdoppiando una sua singola foto.
Morirà il 24 aprile 1994 a Roma.

Nato a Torino nel 1940, dapprima gravitando attorno all’Arte Povera, se ne discostò ben presto portando avanti una ricerca artistica del tutto personale. Fin da subito il suo interesse ricadde sulle strutture dualistiche e sulla comprensione della temporalità: le sue opere infatti prevedevano tecniche lunghe e laboriose (come i lavori a biro o quelli ricamati) e proprio la dimensione temporale imposta dalla realizzazione fisica divenne una delle componenti dell’opera stessa. Dal 1971 Boetti intraprese numerosi viaggi in Afghanistan dove faceva realizzare i suoi famosi arazzi da un gruppo di ricamatrici locali; egli amerà così tanto la piccola bottega delle artigiane afgane da considerarla quasi un suo secondo studio, fino al 1979, anno dell’invasione delle truppe sovietiche.
Un altro prolifico tema fu la serie di lavori realizzati a biro: anche qui l’artista, ricoprendo la posizione di regista e pensatore, diresse una squadra di giovani studenti che realizzarono su fogli di grandi dimensioni le opere ricoperte di infiniti segni di inchiostro dove dall’apparente caos, dopo un’attenta analisi, compaiono simboli e segni da decodificare. Una volta inteso il meccanismo simbolico l’opera diventa comprensibile e il disordine diventa precisissimo ordine.
La presenza costante del dualismo di concetti ebbe una chiara manifestazione dal 1968 quando l’artista cominciò a firmarsi “Alighiero e Boetti” e continuò ancora nel 1977 con la realizzazione dell’opera “Gemelli” dove l’artista stesso si autoritrasse sdoppiando una sua singola foto.
Morirà il 24 aprile 1994 a Roma.